Da quando mi sono trasferito a Berlino, ho subito preso la buona abitudine di andare in bici.Sebbene si tratti di una bicicletta olandese un po’ vecchia, con il freno a pedale e le marce non funzionanti, trascorro ore pedalando da un lato all’altro della città. Anche la prima volta che venni a Berlino, circa 15 anni fa, mi prestarono una bicicletta con la quale ebbi modo di vedere e di conoscere diversi quartieri della città. Ricordo ancora come la differenza tra Est e Ovest mi colpì sensibilmente. Sebbene non ci fosse più il muro, la diversità architettonica tra gli edifici, il diverso stile dei negozi, l’internazionalità dei ristoranti dell’Ovest, i prezzi generalmente più economici dell’Est, le Mercedes e le Audi parcheggiate a Charlottenburg e le Fiat e le Volkswagen sulla Karl Marx Allee, e le stesse persone, almeno nel loro look, sembravano continuare a mantenere un confine, una netta linea di demarcazione tra le due parti della città. All’epoca, i quartieri che visitai nella parte Ovest non mi sembrarono troppo diversi da quelli di tante altre città europee che avevo già visto. Mentre pedalavo lungo la Kurfürstendamm, guardavo le vetrine dei negozi e le insegne dei centri commerciali, ma per me non rappresentavano niente di nuovo.La zona Est, invece, mi affascinava perché era qualcosa che non avevo mai visto. Come un equilibrista, con le ruote della bici cercavo di calcare la linea una volta segnata dal muro, per poi spostarmi prima a Mitte e poi sempre più a Oriente. Mitte, cuore e quartiere simbolo della Repubblica Democratica Tedesca (DDR), con la sua torre della televisione, era assolutamente diversa dalle più famose piazze di Roma, di Parigi o di Londra, con le loro fontane, obelischi o chiese monumentali. Prenzlauer Berg, altro quartiere dell’Est, era pieno di negozietti, soprattutto dell’usato, nei quali era possibile trovare qualsiasi oggetto o indumento a prezzi impensabili.
C’erano intere ceste di abiti militari, oppure di tute o di felpe sportive e T-shirt americane. Mi sembrava non troppo diversa dal mercato di Resina ad Ercolano. Friedrichshain, poi, con la Karl Marx Alee (dove si svolgevano le celebrazioni ufficiali della DDR), rappresentava esattamente il simbolo dell’architettura socialista della città. Tutti quei palazzoni, simili a caserme militari, esercitavano un gran fascino su di me, nonostante la loro geometrica bruttezza. Insomma, la parte orientale era quella che preferivo. Oggi, la vista di cui godo dalla mia bicicletta mi offre uno spettacolo assolutamente diverso da quello dei miei lontani ricordi. Dopo la riunificazione, con tutte le modifiche e le trasformazioni degli anni ’90, necessarie per adeguare il nuovo centro cittadino alle esigenze di una capitale come Berlino, gli edifici governativi dell’ex Repubblica Democratica sono stati trasformati o abbattuti, la linea una volta attraversata dal muro è stata edificata e Friedrichstraße è diventata la strada dello shopping. Oramai, le più famose multinazionali si alternano alle più lussuose boutique senza lasciare traccia del recente passato della “vecchia” Berlino Est. Tutta la zona Ovest, invece, da Wittenbergplatz, con il famosissimo KaDeWe simbolo di consumismo, Occidente e ricchezza, fino alla stessa Kurfürstendamm, è esattamente così com’era. Il risultato è che la parte della città che prima sembrava stonare con il resto, ha conservato la stessa faccia di tanti anni fa. Il KaDeWe sembra un ricco centro commerciale un po’ retrò, e sulle vetrine un tempo troppo luccicanti, ora c’è una patina di vecchio e di opaco che mi riporta al passato. Dal sellino della mia bici, oggi mi sento più a Est quando sono nella vecchia Berlino Ovest. Della Berlino che mi era tanto piaciuta resta solo la torre della televisione, che continua a piacermi, soltanto se vista da lontano…