For Italian version please scroll down
A habit I had even before moving to Berlin is to have a typical northern European breakfast/brunch. Every time I was here on holiday or just passing through, I could not miss to go to a typical Berlin cafè. I´m referring to one of those places with random furniture here and there, with sofas and armchairs one different from the other, where everything apparently seems neglected and unpretentious but ends unavoidably with being cool. One of those places which have nothing to do with biscuits or brioches we use to eat in Italy in the morning, but which offer eggs, salmon, cold cuts and cheeses with some salad, grilled vegetables and maybe a bit of fresh fruit. In short, truly a pleasure !!!
In the past few years, I have tried many of them, but there is a place to which I am particularly attached, a place where I go when I wake up with a hangover, when I am starving or when I need to be pampered. It is the Barettino. The name is Italian, like one of the two owners: Maria and Djamila.
Their story might seem a fairy tale with a happy ending, but like any successful story, hides efforts, perseverance and a little luck. Djamila, after several negative work experiences, stopped by at the bar where Maria was working and, watching her, she thought: „If such a lovely and smiling girl works here, maybe this place is not so bad, I could work here too… „.
After initial distrust, when Djamila showed up to work dressed exactly like her, Maria smiled and thought, „Maybe we have more in common than anyone would think…“.
That is how the spark snapped and how they became not only a cohesive team at the workplace, but also good friends. The two years spent working together were not easy, even if the seed was put in place for what would eventually become a successful combination. As sometimes happens, in fact, also in Berlin in gastronomy you work without a contract, for long hours and little money, but if we add to that the discontent of the owner, here you get to the break.
The first to leave was Maria, but after a couple of weeks Djamila resigned, too.
If fortune favors the brave, they were more than lucky!
The experience together, despite the epilogue, left its marks.One of the regulars of the bar, noticing the girls´skills, repeatedly suggested they start their own business. He also proposed to help them in this endeavor, and the echo of his words remained in Maria and Djamila´s heads, who then began to seriously think of opening a bar. In a short time they found one space to rent, which was much easier to find until a few years ago. This made everything more concrete and also imposed fast decisions. Despite having found the place seemed an encouraging sign for their enterprise, there was always the problem of finding the economic resources necessary to pay the rent and get started. They had to estimate the expenses, the profits and to throw down another thousand numbers which, given their lack of experience, they wrote a bit ‚random hoping until the end that everything would work out fine.
If fortune favors the brave, they were more than lucky in finding in their admirer, also an active supporter of their project. Actually the economic aid they received, although miraculous, was not even enough to equip on the bar with the machines needed to start the business, but what is not missing were ideas and optimism.
An ideal set for an early Almodovar movie.
The original decor, somewhere between the sacred and the profane, was put on gradually. Initially the girls procured a long bench by the church that settled in front of the only large table still close to a wall, and Djamila, who had had for years a statue of a Saint which a former flatmate had forgotten, decided to put it in the bar, which slowly began to fill, a bit by chance and a little choice, by statuettes and other undeliberately kitsch sacred images, that make the place an ideal set for an early Almodovar movie.
The first time I went for breakfast at the Barettino, there was the volcanic Maria, who, with her disruptive sympathy, won me instantly. At that time the menu was lackluster, the kitchen was in a corner and the only room was a little empty, but by the quality of products, hospitality and competitive prices you could already see that success was not long to come. Within a few months, cappuccino after cappuccino, things have changed radically. The menu is now very rich and before ordering it’s inevitable not to be sure what to pick among many delicacies, the kitchen works at full pace and is equipped with all necessary machinery and tools, there is a second room, the staff and the full house at all hours, even for aperitivo and dinner!
When someone comes to visit you, you can´t miss a rich breakfast at the Barettino, perhaps with one of multivitamin juices which fight my hangover after a night of debauchery, and one of the famous Panoni which – as it is written on the blackboard at the bar – not even Jesus wouldn’t have shared.
Above all: you cannot miss a chat with Djamila, Maria and all the smiling gang that works for them with enthusiasm and joy!
ITALIAN VERSION
Un’abitudine presa prima ancora di trasferirmi a Berlino, è quella di fare la colazione/brunch tipica del nord Europa. Ogni volta che ero qui in vacanza o anche solo di passaggio, non poteva mancare la tappa in qualche caratteristico caffè berlinese. Mi riferisco a uno di quei posti, qui ce ne sono tanti, dall’arredamento casuale e disordinato, con divani e poltroncine l’uno diverso dall’altra, dove tutto all’apparenza sembra trascurato e senza pretese ma che finisce inevitabilmente con l’essere cool. Uno di quei posti in cui per colazione – altro che biscottini o brioches – servono uova, salmone, taglieri di salumi e formaggi accompagnati da qualche insalata, verdure grigliate e magari un po’ di frutta fresca.
Insomma, una goduria!!!
In questi anni, ne ho provati tanti, ma c’è un posto a cui sono particolarmente legato, un posto in cui vado quando mi sveglio con l’hangover, quando ho molta fame o quando ho bisogno di essere coccolato. Si tratta del Barettino.
Il nome è italiano come una delle due proprietarie: Maria e Djamila.
La loro storia, sembra una fiaba a lieto fine, ma come ogni storia di successo, nasconde impegno, tenacia e un pizzico di fortuna.
Djamila, reduce da una serie di esperienze di lavoro negative, si era fermata nel bar in cui lavorava Maria e, osservandola, si disse: “se ci lavora una ragazza così vitale e sorridente, magari questo posto non dev’essere così male, potrei farcela anch’io…”.
Dopo l’iniziale diffidenza, quando Djamila si presentò a lavorare esattamente vestita come lei, Maria sorrise e pensò: “forse abbiamo più cose in comune di quel che non si direbbe…”.
I due anni trascorsi a contatto, se posero il seme per quello che poi sarebbe diventato un sodalizio di successo, non furono semplici. Come talvolta accade, infatti, anche a Berlino, nella ristorazione, può capitare di lavorare senza contratto, per tante ore e pochi soldi, ma se a ciò si aggiungono anche i malumori del titolare, ecco che si arriva alla rottura.
La prima ad andar via fu Maria, ma dopo un paio di settimane, si dimise anche Djamila.
Se la fortuna aiuta gli audaci, loro sono state più che fortunate!
L’esperienza fatta insieme, nonostante l’epilogo, aveva lasciato il segno.
Uno dei clienti abituali del bar, apprezzando le capacità delle ragazze, più volte le aveva spronate a mettersi in proprio e a iniziare una loro attività. Si propose anche di aiutarle in quest’impresa, e l’eco delle sue parole continuava a risuonare nella testa di Maria e Djamila, le quali, una volta libere, iniziarono seriamente a pensare di aprire un bar.
Se la fortuna aiuta gli audaci, loro furono molto più che fortunate nel trovare nel loro ammiratore, anche un sostenitore attivo del loro progetto.
In realtà l’aiuto economico ricevuto, seppur miracoloso, non fu neanche sufficiente a equipaggiare il bar con le macchine necessarie per iniziare l’attività, ma ciò che non mancava erano le idee e l’ottimismo.
Un set ideale per un film dell’Almodovar dei primi tempi.
L’originale arredamento, qualcosa tra il sacro e il profano, fu messo su poco alla volta.
Inizialmente le ragazze si procurarono una lunga panca da chiesa che sistemarono davanti all’unico grande tavolo tutt’ora a ridosso di una parete, e Djamila, che aveva da anni con sé un quadro di una madonna lasciatole da un suo ex coinquilino, decise di appenderlo nel bar, che piano piano ha iniziato a riempirsi, un po’ per caso e un po’ per scelta, di statuette e altre immagini sacre volutamente Kitsch, che rendono il locale un set ideale per un film dell’Almodovar dei primi tempi.
La prima volta che andai a fare colazione al Barettino, c’era la vulcanica Maria, la quale, con la sua simpatia dirompente, mi conquistò all’istante.
All’epoca il menu era scarno, il cucinino si trovava in un angolo e l’unica sala era un po’ vuota, ma dalla qualità dei prodotti, dall’ospitalità e dai prezzi competitivi si poteva già intuire che non sarebbe tardato ad arrivare anche il successo.
Nel giro di qualche mese, cappuccino dopo cappuccino, le cose sono radicalmente cambiate.
Il menu ora è ricchissimo e prima di ordinare è inevitabile essere indecisi tra le tante prelibatezze, la cucina funziona a pieni ritmi ed è dotata di ogni utensile e macchinario necessario, c’è una seconda sala, tanto personale e il pienone a tutte le ore, anche per cena!
Quando qualcuno viene a trovarmi, non può mancare una ricca colazione al barettino, magari con uno dei succhi multavitaminici che mi rimettono in sesto dopo una nottata di bagordi e uno dei famosi panoni che – come è scritto sulla lavagna davanti al bancone – nemmeno Gesù sarebbe disposto a dividere.
Soprattutto: non possono mancare due chiacchiere con Djamila, Maria e tutta la sorridente combriccola che lavora per loro con entusiasmo e allegria!